venerdì, agosto 22, 2008

Costruire il proprio futuro 5: Complessità

Nei post precedenti, ho insistito sulla necessità di “star bene insieme” per creare un'impresa con degli amici in un'amena località in modo da star bene insieme nel lavoro e nella vita. È una condizione necessaria, ma non sufficiente!

Una volta ottenuta une partecipazione sincera ed entusiasta ad un progetto, occorre gestire la complessità non solo dei rapporti umani, ma anche di quelli professionali.

Tutti conoscono la legge di Murphy. “Se un guaio può succedere, certamente succederà”.

Un esempio classico è il fallimento del lancio del satellite francese Arianne V (ma casi simili li hanno subiti anche americani e russi).

Se chiedo che numero c'è dopo 999, mi rispondete 1000; ma se non c'è posto per l'uno? Il risultato è 000! In informatica si chiama overflow e quando succede il computer va in crash. Gli informatici lo sanno e per sicurezza raddoppiano i computer, se uno fallisce, l'altro continua. In quel caso purtroppo il secondo computer era aveva lo stesso programma del primo invece di averne uno fatto da un'altra équipe che forse non avrebbe avuto quell'errore. Dunque anche il secondo computer va in crash e il lancio fallisce. Risultato cinque miliardi di franchi in fumo e anni di lavoro perduti. Ciliegina sulla torta il programma NON ERA PIU' NECESSARIO! Era utile solo nei lanci precedenti, ma saggiamente il direttore del progetto aveva detto “non tocchiamo quello che funziona”.

Qualche volta il buon senso tradisce.

In un progetto complesso ogni minimo dettaglio deve essere perfetto e nella nostra vita tutto è complesso: la tecnologia, la società e... noi stessi.

I lanci Arianne non si sono fermati e le versioni successive si sono rivelate affidabili proprio perché tutto è meticolosamente verificato. Uomini e mezzi cooperano in armonia seguendo procedure dolorosamente sperimentate e perciò attentamente studiate.

Per costruire il proprio futuro professionale e personale, occorre imparare a gestire i sistemi complessi umani e tecnici. Ci vuole molto “buon senso”, ma non basta: ci vuole metodo. Non bisogna pensare che il metodo sia opprimente, di solito lo si assimila cooperando in un gruppo e diventa una seconda natura che permette di essere creativi al massimo, perché il metodo evita di cadere in errori già sperimentati da altri.

Si attribuiscono molti mali della politica a ruberie, intrallazzi ecc. La magistratura ne ha scoperti molti, ma a questi bisogna aggiungere quelli dovuti all'ignoranza nella gestione della complessità.