mercoledì, gennaio 07, 2009

Del Leviatano


Avete mai immaginato l'Italia come un'unica gigantesca persona composta da 56 milioni di cellule-cittadini che mangia tonnellate di cibo, produce e consuma tonnellate di prodotti e dei gigawatt di energia e che, non avendo provveduto a costruirsi un cesso decente, spande maleodoranti deiezioni su tutto il territorio (in particolare nel napoletano).

Non è proprio questo che Hobbes aveva in mente quando nel '600 scrisse il Leviatano dove sono codificati tutti i principali concetti del pensiero politico moderno. Scritto durante l'esilio volontario di Parigi, mentre in Inghilterra si succedevano gli eventi laceranti della guerra civile, ha provocato subito vivaci polemiche, per la teoria politica e per l'originale interpretazione della Bibbia. Il "Leviatano" è lo stato: un animale artificiale creato dagli uomini attraverso un patto. Ha un'anima, la sovranità, e il suo ambiente naturale è la concordia. Si ammala con la sedizione e muore con la guerra civile. Senza lo stato, gli uomini sono liberi di fare ciò che vogliono, ma si trovano in una situazione di perenne insicurezza che mette in pericolo il bene più prezioso: la vita.(1)

ma a me il Leviatano piace vederlo così.

Il Leviatano ha una testa, ma non è il Parlamento come si potrebbe credere. Per sincerarsene basta assistere a una qualsiasi seduta della camera(2). I pochi presenti parlano al cellulare o tra di loro, leggono riviste... altro che faticosa ricerca della soluzione migliore, esame minuzioso di bilanci, calcolo di benefici e costi, insomma quello che ogni dirigente d'impresa fa. Questi calcoli sono fatti, ma altrove. L'assemblea serve solo a ratificare decisioni che per cultura non è in grado di prendere.

La classe dirigente non è il parlamento, è un'oligarchia che fa gli affari propri e, sussidiariamente, quelli del paese.

Si sta ripetendo quello che è successo con l'utopia comunista. Gramsci lo aveva previsto. Negli anni '20 si era accorto che gli operai erano incapaci da soli di gestire la complessità della macchina produttiva e statale, era sorta una classe di intellettuali addetta a questi compiti. Occorreva una “egemonia culturale” per conquistarla alla causa operaia. In Russia il socialismo è miseramente fallito perché la loro classe intellettuale non era all'altezza della situazione e per di più non se ne fidavano!

La storia si ripete. I proletari di una volta sono diventati piccoli borghesi con tutti i difetti che una volta si rimproveravano ai piccoli borghesi ed è nata una nuova classe di intellettuali: gli scienziati!

Come gli operai di allora erano incapaci di gestire la produzione, così oggi la classe politica stile novecento è incapace di gestire lo stato. I problemi sono talmente complessi che devono essere risolti da scienziati: gestione dei rifiuti, del territorio, produzione e distribuzione dell'energia, delicato equilibrio ecologico ecc.

Gli scienziati sono stati “usati” dalla politica: per produrre bombe, strategie di conquista di mercati, produzione di beni e servizi a scopo di profitto ecc. Ingegneri, chimici, medici, economisti, ricercatori sono la nuova classe che deve essere orgogliosa degli enormi risultati ottenuti e cosciente del disastro che l'uso sconsiderato di questi risultati da parte di apprendisti stregoni politici sta provocando.

Il nuovo partito che guiderà il nostro sventurato paese, dovrà conquistarsi una “egemonia culturale” presso questa classe e portarla a dirigere nella “stanza dei bottoni” sostituendo l'attuale oligarchia.

Non mi venite a dire che “la guerra è una cosa troppo importante per lasciarla ai militari” e quindi che la politica non deve essere dettata dai tecnici. Ormai è vero il contrario, sono gli scienziati che devono indirizzare la politica.

Scienziati, ingegneri, economisti sono grandi intellettuali che hanno cuore, sensibilità e tra di loro non è raro trovare ottime qualità artistiche. E' così sin dall'antichità. Occorre ricordare lo scienziato Galileo? L'architetto Brunelleschi?

Nel novecento, la “parte più avanzata del proletariato”, quella che doveva costruire il socialismo, erano quelli che sapevano leggere e quindi gli operai e in particolare i tipografi che stampavano e diffondevano il materiale politico.
“Leggere”oggi ha un significato diverso, non è più solo essere in grado di leggere un giornale. Leggere vuol dire usare internet, saper ricercare, valutare, elaborare informazioni economiche e scientifiche.

Professionisti e scienziati sono “la parte più avanzata della società attuale”. Essa ha il diritto-dovere di avere voce nella gestione delle risorse umane, finanziarie e materiali della nazione e deve conquistarsi una rappresentanza politica adeguata in un nuovo partito o all'interno dei partiti esistenti.

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(1)Ripreso dalla presentazione libro di Hobbes edito da Bompiani sul sito ibs.it.
(2)ARTICOLO IL TIRRENO DEL 4 GENNAIO 2009 I senatori in aula? Pochi, distratti e rumorosi. I ragazzi della Quinta A scrivono a Napolitano: «Se questa è la politica...» http://www.meetup.com/GrilliFirenze/it/messages/boards/thread/6039939#24186990

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