lunedì, novembre 21, 2005

Ho visto un fantasma

Non è uno scherzo, quello che racconto è realmente accaduto a Firenze, piazza Salvemini. In una calda giornata d’estate stavo sudatamente pensando ai fatti miei all’interno di un autobus (il 23, per la cronaca) quando una signora si alza spaventata e grida: “Un fantasma, un fantasma!”.

Penso che le abbia dato di volta il cervello, ma il suo spavento è sincero ed evidente. Lei continua, con occhi sbarrati a dire: “Ma guardi là alla finestra!”. Io ai fantasmi non ci credo, specialmente a mezzogiorno, ma lo spavento della donna è così forte che accondiscendo ad alzare gli occhi nella direzione indicata e mi viene un tuffo al cuore… alla finestra c’era la figura di una donna velata, senza volto e senza mani, con un libro che galleggiava a mezz’aria.

Mi prende la paura, ma poi ragiono. Non è possibile che sia un fantasma, specialmente di giorno a quell’ora. Quindi supero il timore e guardo meglio.

La facciata della casa era bianca, illuminata dal sole; la stanza era buia, la filippina aveva la faccia scura che si confondeva con lo sfondo… aggiungeteci un finestrino con un vetro non proprio pulito e degli occhi presbiti da quarantenne, il fantasma era tutto lì!

In questa storiella – ripeto ancora, realmente accaduta – c’è l’essenziale di quanto occorra conoscere sul funzionamento del cervello.

1. Percezione incompleta del fenomeno per causa di distrazione, fretta o paura.

2. Interpretazione errata.
La percezione si ferma quando il cervello ha associato quanto “visto” a qualcosa di conosciuto, specialmente se crea spavento o stimola appetiti sessuali o altri. Nel caso della donna la visione richiama il “fantasma” in cui credeva fermamente.

3. Trasmissione della paura. Non dalle parole della donna, ma dal tono di voce, il tremore delle membra, le parole sconnesse, gli occhi sbarrati che hanno fatto sì che io, pur non credendo ai fantasmi, sia rimasto scosso. Il linguaggio del corpo trasmette emozioni primordiali come amore e paura.

4. Faccio una prima associazione con un fantasma, poi – lo sottolineo – solo poi, forte della mia cultura da universitario scettico, penso ad un’illusione ottica.

5. Infine guardo meglio e finalmente i miei occhi riconoscono ciò che doveva essere. Da notare che anche la donna ha visto ciò che doveva essere, ma non conosceva nient’altro che i fantasmi. Come cultura, siamo diversi, ma la natura umana è la stessa per entrambi.

Non ho nessun motivo di inorgoglirmi per aver riconosciuto la verità. Se fossi nato cent’anni prima mi sarei spaventato a morte, non avrei guardato due volte, sarei scappato correndo gridando “Ho visto un fantasma” e nessuno avrebbe potuto dubitare della mia sincerità, tra l’altro c’era una seconda testimone. Quindi – con molto coraggio – ci saremmo uniti per catturare e trattare come meritava la strega che aveva la spudoratezza di far apparire dei fantasmi persino a mezzogiorno!